Le origini della normativa sulla “tariffa puntuale” e come l’Unione Europea si è avvicinata al modello economico “circolare”.
Dopo gli scandali ambientali che hanno interessato gli anni ’70 e ’80, la politica ambientale europea è cambiata e l’Unione Europea ha iniziato a lavorare per rendere migliore l’ambiente in cui viviamo. Una tematica sempre più sentita nell’ultimo periodo, come emerge soprattutto dagli argomenti di attualità trattati dai media sia nazionali che internazionali.
L’argomento è particolarmente sentito perché, con l’aumento della popolazione, cresce in modo esponenziale anche la domanda di materie prime, con impatti ambientali e climatici sempre più incisivi, volti a peggiorare in mancanza di politiche attente allo sfruttamento delle risorse.
Il modello economico “circolare”
La risposta a tutto ciò è l’introduzione di un modello di economia “circolare” con l’obiettivo di minimizzare la quantità dei rifiuti fino ad eliminarne i quantitativi. Oltre che sul concetto di sostenibilità, le politiche europee hanno lavorato sulla loro competitività economica. Quindi, se è vero che “economia circolare” significa “economia pensata per potersi rigenerare da sola”, secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation; d’altra parte è anche vero che sono state organizzate iniziative volte a sensibilizzare – tra cui OCSE, UNEP-IRP, G7, G8, G20 – ed è stato impostato un piano di interventi e direttive per una migliore gestione dei rifiuti.
Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi e Italia sono solo alcuni degli stati europei coinvolti.
Germania
Questo paese europeo, per primo, ha emanato una legge sull’”economia circolare” nel 1996 e, nel 2012, ha introdotto il Programma nazionale di Efficienza delle Risorse (ProgRess), con la finalità di gestire le risorse in modo sostenibile ed essere quindi più competitivi a livello europeo. Nel 2016, è stato presentato “Progress II”, focalizzato sugli indicatori dell’economia circolare.
Francia
Al 2015 (2015-992 del 17 agosto 2015 di cui artt. 69 – 172) risale la legge (2015-992 del 17 agosto 2015) sulla transizione energetica per la crescita verde, focalizzata sulla lotta contro gli sprechi e sulla promozione dell’economia circolare, che per i francesi è sinonimo di conservazione delle risorse e riciclo.
Regno Unito
Dal 2010 qui è attivo il WRAP (Waste and Resource Action Programme) che ha come obiettivo la riduzione di rifiuti e di materie prime nell’economia.
Tra il 2003 e il 2013, è stato introdotto il programma NISP (National Industrial Symbiosis Programme), a cui hanno partecipato le aziende nel Regno Unito, che hanno incrementato l’economia del paese creando posti di lavoro e alimentato l’economia circolare con una riduzione delle emissioni di carbonio.
Paesi bassi
Dal 2016, l’obiettivo del governo qui è arrivare al 100% dell’economia circolare entro il 2050 e per arrivarci ci si è concentrati su biomassa, cibo, plastiche, industria manifatturiera e settore delle costruzioni.
La legge “Pay-as-you-throw”
In questo quadro generale, sono state introdotte altre normative regolatrici sulla raccolta rifiuti con il sistema della tariffa puntuale da parte degli stati europei. Il 2004 è stato l’anno in cui, con la Direttiva 2004/35/CE, la comunità europea ha stabilito il principio fondamentale per cui “chi inquina paga”. Questa normativa generale prescrive una completa tracciatura dei conferimenti dei rifiuti solidi urbani non differenziabili, in modo da quantificare l’esatta quantità di rifiuto prodotto da ogni utenza al fine di calcolare una tariffa per i rifiuti equa e proporzionale, non più un tributo parametrizzato in base alla superficie dell’immobile, alla destinazione d’uso e al numero di abitanti.
L’Italia, l’economia circolare e la tariffa puntuale
Il Bel Paese segue gli altri contesti europei. In particolare, già dal 1997, con il Decreto Ronchi (D.Lgs. 5 febbraio 1997 n. 22) sono state introdotte direttive a favore dell’economia circolare. Tra queste, il DM del 20 Aprile 2017 definisce nel dettaglio il contesto normativo necessario per misurare, calcolare e in definitiva implementare una raccolta rifiuti con il sistema della tariffa puntuale, secondo il principio “paghi in proporzione a quanta spazzatura produci” (Pay-as-you-throw). Tra gli enti nati, l’ARERA ha costituito l’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti come ente regolatore per quanto riguarda raccolta riciclo ed economia circolare.
A livello europeo, per i prossimi anni, i dati sulla gestione dei rifiuti mirano a ridurre le quantità prodotte. In particolare, in alcuni comuni italiani anche grazie all’introduzione della tariffa puntuale si sta verificando un aumento della raccolta differenziata di oltre l’80%.