Intelligenza Artificiale: quali sono le applicazioni e gli sviluppi?
Abbiamo intervistato Gualtiero Cortellini sul tema dell’Intelligenza Artificiale. Direttore Generale Consorzio per il Trasferimento Tecnologico C2T, si occupa di supportare le imprese, soprattutto PMI, nella realizzazione di idee innovative e di progetti R&D e Industria 4.0.
Che cos’è per lei l’intelligenza artificiale?
A livello teorico forse tutti sanno che cos’è l’intelligenza artificiale: è cercare di simulare con sistemi hardware e software un comportamento umano. Cosa vediamo noi nell’intelligenza artificiale? Tutti i modelli con cui si possa, da una parte, simulare il comportamento umano – e la vediamo molto applicabile nel mondo della manifattura, della logistica e della mobilità assistita –, e dall’altra rendere sistemi deterministici dei sistemi predittivi, favorendo, quindi, un recupero di informazioni tacito in un’informazione che diventa esplicita e che valorizza la previsione di un comportamento, quindi un’istanza attiva.
Quali sono i principali ambiti di applicazione?
Come consorzio noi vediamo l’applicazione di alcuni modelli di intelligenza artificiale presso il mercato italiano e in alcuni ambiti. Nell’ambito industriale vediamo tre principali applicazioni: la manutenzione predittiva, quindi cercare di favorire non più una manutenzione preventiva ma un efficientamento della capacità di utilizzo di una macchina in un lungo periodo, recuperando tutte le modalità di funzionamento della macchina stessa e i sistemi d’uso del personale che cambiano i comportamenti e introducono entropia, e come simulare questi comportamenti con una base dati raccolta tramite sensori, attraverso delle metriche che rendano un certo tipo di variabili trattabili e che rendano nel lungo periodo un efficientamento fattibile al 100% del funzionamento.
Un altro ambito di applicazione è nel mondo del terziario avanzato, in due principali applicazioni: quello finanziario, con il recupero dell’intelligenza che noi vediamo tramite l’applicazione di un grosso gruppo bancario italiano, che ci consenta di stimolare e in qualche modo simulare la capacità di default di un finanziamento. L’altro ambito, sempre applicato al terziario, è il recupero di informazioni per favorire la capacità di marketing, in due modelli principali: o con una profilazione, dove abbiamo una base di informazione che si può elaborare, o tramite il recupero da una serie di fonti accessibili sul web o meno, che ci consenta di andare a profilare un target per favorire una comunicazione automatica di prodotti e servizi.
Secondo lei, perché adesso è diventata così importante?
Restiamo nel piccolo del nostro Paese e nell’Unione Europea: ciò che è cambiato molto è l’applicazione di una legge organica, quella che noi chiamiamo impresa 4.0 che ha reso un fenomeno che era di moda, o forse di appannaggio degli operatori presenti in accademia o nel mondo scientifico, di interesse di tutto il settore economico e anche delle piccole e medie imprese, perché ha fornito da una parte degli incentivi, dall’altra ha fatto divulgazione di dove è applicabile, anche in realtà che non sono così tecnologiche. È una semplificazione del processo di comunicazione.
Come sta cambiando la ricerca universitaria in termini di intelligenza artificiale in Italia?
Innanzitutto c’è il contatto con il mondo delle imprese e questo è reso possibile finalmente anche da strumenti di legge, come i dottorati industriali, dottorati executive, credito di imposta per ricerca e sviluppo. Dove vediamo le principali applicazioni? In tutto quello che è il mondo dell’economia circolare: riprendendo il tema di prima, si parla di una semplificazione di processo, quindi come cercare di efficientare le risorse in gioco per una sostenibilità – risorse computazionali, risorse di comunicazione, risorse di trasporti, logistiche, e anche di recupero energetico, di recupero di informazioni. Dall’altro lato il campo di applicazione è il recupero di informazioni che sta sul web, per cui si cerca di favorire una migliore distribuzione delle informazioni, che sia più qualitativa.
A suo avviso, la tecnologia wearable con l’intelligenza artificiale che futuro possono avere?
Si tratta di due tecnologie simbiotiche, una abilita l’altra.
La tecnologia Wearable abilita l'intelligenza artificiale rendendola una tecnologia facilmente accessibile e forse favorendo dei costi che il mercato di potrà anche permettere; consentirà inoltre l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per simulare i comportamenti, per rendere la tecnologia accessibile anche a un target di consumatori più particolari, penso ai disabili, ai bambini, agli anziani, e penso all’applicazione in alcuni ambiti come quello medico o della prevenzione.
Cosa potrebbe scaturire nel panorama italiano dall’intelligenza artificiale con il wearable, quindi con il mondo del fashion?
Mi vengono in mente due ambiti: uno è quello dell’economia circolare e quindi la possibilità di avere una tracciabilità completa del processo e del prodotto che viene portato sul mercato. Un altro è il recupero dell’informazione in maniera sicura, anche con la tecnologia blockchain e con l’opportunità di utilizzare sistemi di comunicazione distribuiti su qualsiasi ambito, avendo un sistema di comunicazione sia tra il produttore e il consumatore sia tra la comunità dei consumatori in maniera più integrata.